Un incontro franco, un dialogo cordiale. Un brindisi di amicizia e di stima, sancito dal vino e dalle castagne, quelle del miracolo di Don Bosco, che l’Istituto Pioundicesimo ha ricordato sabato 4 novembre.
E un piccolo miracolo, favorito dalla buona volontà, dall’impegno, dall’umiltà dei protagonisti, è realmente avvenuto in questa giornata. Il magistrato Pierpaolo Filippelli è arrivato con la sua potente auto scura, con la scorta formata da due poliziotti. La sua attività si svolge infatti in terra di camorra, in Campania, nella famigerata terra dei fuochi.
Pietro Lofaro, studente universitario del corso di laurea in editoria a Tor vergata, ex detenuto a Rebibbia, ora libero, scontata la pena di complessivi anni 11, arriva a piedi, con gli auricolari e gli orecchini. Li unisce l’aver riconosciuto come valore la cultura della bellezza, della dignità, della passione per l’uomo. Il magistrato, tra i tanti passaggi del suo articolato discorso, ha raccontato di come la città di Ercolano si sia ribellata alla logica criminale, rifiutando di pagare il pizzo. E Pietro, di fronte ai ragazzi commossi e sorpresi, ha raccontato come la possibilità di studiare, di costruire il laboratorio di pittura in carcere, abbia allargato i suoi orizzonti, gli abbia permesso di compiere altre scelte, al di fuori della logica criminale.
L’incontro chiude la Passion Predominante 2.0, ciclo di incontri letterari al Pioundicesimo, rimandando al prossimo ciclo Più Passion 2018. Una passione evidente in Pierpaolo e Pietro, capace di rompere il muro della criminalità e della omertà per costruire un dialogo, per afferrare le redini di una vita nuova.
Francesco Pierangeli